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Si consuma una granita, si consumano emozioni, si ricordano paesaggi

By 11 Luglio 2012 Febbraio 8th, 2013 rassegna stampa

Ho conosciuto l’altra sera due giovani, Angelo Fichera e Tiziana Privitera, che, unitamente al Touring Club e ad un’associazione di categoria insieme a diversi commercianti che hanno sostenuto la loro iniziativa, proporranno ad Acireale il 4 e 5 agosto 2012 il Rito della Granita Siciliana.

 

La manifestazione, un vero e proprio festival con tanto di premiazione della miglior granita preparata da venti bar in competizione fra loro, si chiamerà A Nivarata, in ricordo dell’antica tradizione della “grattata di neve” che, raccolta e conservata nelle grotte durante l’inverno, trasportata in paese in estate veniva insaporita con sciroppi di frutta e di fiori (http://www.anivarata.it/).

 

Mi è piaciuta l’idea in sé, il concept di prodotto come direbbero gli esperti; la caparbietà con cui i due giovani hanno portato avanti l’iniziativa; ho intuito che c’è dietro un progetto più ampio di marketing territoriale, di valorizzazione del contesto attraverso la simbiosi fra attività produttive e commerciali e grandi o piccoli eventi che facciano da attrattori. Uno di questi attrattori è sicuramente il rito della granita.

 

Granita che in Sicilia è simbolo di buongusto, di socializzazione, di piacere del palato, di tradizione che, passando per varie generazioni, fortifica la sua straordinaria valenza simbolica. Ad Acireale, poi, la granita è un fortissimo collante sociale e familiare, più potente di qualunque moderno social network per la sua capacità di rafforzare e moltiplicare relazioni. Chi non ricorda, fra quelli della mia generazione, la granita comprata di buon ora dai genitori e poi – piacevole sorpresa al tardivo risveglio mattutino – ben disposta nel tavolo della colazione? Si può forse dimenticare il piacere di una granita, consumata al bar, prima di recarsi al mare e potersi subito tranquillamente tuffare in acqua senza il rischio di interruzione del processo digestivo? Di fronte ad una granita si sono consumati sogni, passioni, si sono risvegliate speranze sopite; si sono fatti progetti, anche di vita; si sono scambiati punti di vista, osservazioni, riflessioni; si sono condivisi dolori e dispiaceri. La granita si presta in sé a questo rito del “condividi” che ancora oggi rimane più forte ed efficace dell’omonimo pulsante che si trova su Facebook. Quante volte, io col mio cucchiaino, tu col tuo, abbiamo assaggiato l’uno la granita dell’altro! Quante volte abbiamo condiviso la brioche, prendendo io il cosiddetto “tuppo” cioè la parte superiore, tu il resto del morbidissimo panino: una vera e propria bomba calorica di farina, zucchero, burro, sale, lievito, latte, miele e uova!

 

E quei colori della granita che, a parte lo straordinario sapore e la cremosità del prodotto, sono evocativi della bellezza del nostro paesaggio. Ad Acireale e dintorni, la granita è lo specchio della natura circostante. La granita “tutta mandorla” ricorda l’Etna completamente imbiancata; la variante “mandorla macchiata di caffè” richiama il paesaggio invernale in cui la neve lascia trasparire il colore delle pietre vulcaniche sottostanti; la granita al caffè macchiata di panna è ancora l’Etna, di tarda primavera, innevata solo in cima; la granita di cioccolato è l’Etna, ma d’estate. E poi quella ai gelsi, che richiama in tutte le sfumature il rosso della lava, ma anche il colore dei cespugli di gerani; la granita al limone che è simbolo di purezza ed evoca i gelsomini, le margherite, i fiori di zagara e tutto quanto di pulito c’è nel nostro territorio. La granita al pistacchio, verde come il colore delle nostre colline; la granita alla pesca che indubbiamente evoca il Sole; la granita alla fragola che, per la sua delicatezza, ricorda la Primavera appena andata. E via dicendo.

 

Il rito della consumazione della granita bisogna provare a raccontarlo, pur sapendo che le parole non saranno mai sufficienti ad esprimere emozioni e sensazioni che si provano gustando, insieme ad altri, quella che tecnicamente è una combinazione di acqua, zucchero e frutta, ma che – si è soliti dire – quando è buona da morire, arriva fino “all’ugna de peri”.

 

Saro Faraci, 8 luglio 2012

2 Comments

  • Adele ha detto:

    Grandi ragazzi, e grande Saro! Ci vediamo in giro il 4 e 5, tra una granita e un’altra 🙂

  • Vale ha detto:

    Meno chiacchiere e più qualità . Bisogna usare prodotti naturali freschi.